Osteocondrosi
L’ osteocondrosi giovanili, detta anche impropriamente Osteocondrite giovanile sono delle patologie, di causa sconosciuta, caratterizzate da un’alterazione del normale processo di accrescimento cartilagineo e osseo, e tendono a evolvere lentamente e spontaneamente verso la guarigione.
Tuttavia, il termine “osteocondrite” non è corretto poiché queste patologie non hanno un’origine infiammatoria, bensì da alterazioni necrotico-degenerative.
La patologia è tipica dell’adolescenza.
Le osteocondrosi coinvolgono i nuclei epifisari e apofisari di quasi tutte le ossa
provviste di epifisi, ovvero l’estremità tondeggiante delle ossa lunghe, e di un’apofisi, cioè la parte sporgente di un osso che generalmente serve come punto di inserzione di un muscolo, attraverso il proprio tendine.
Le zone articolari più frequentemente interessate sono:
•il ginocchio;
•l’articolazione coxofemorale;
CLASSIFICAZIONE
Le osteocondrosi giovanili, solitamente, vengono distinte a seconda della sede interessata dal processo patologico, queste possono, però, essere classificate in 3 gruppi principali:
•forme epifisarie da carico, di cui le malattie di Legg-Perthes-Calvé (osteocondrosi dell’epifisi prossimale del femore) o di Scheuermann (osteocondrosi vertebrale);
•forme epifisarie da trazione, come la malattia di Osgood-Schlatter (osteocondrosi dell’apofisi tibiale anteriore nel ginocchio);
•forme secondarie a compressione e carico, come la malattia di Kohler I (osteocondrosi dello scafoide tarsale).
L’incidenza sulla popolazione generale dell’osteocondrosi è di circa il 2%.
Le osteocondrosi giovanili hanno un decorso generalmente benigno dovuto alla regressione dei processi di necrosi; in questo caso l’ossificazione riprende in modo normale.
In altri casi, tuttavia, le alterazioni di tipo morfo-anatomico rimangono nel tempo.
È possibile distinguere 4 stadi di osteocondrosi:
•nel primo stadio si nota un piccolo appiattimento dell’osso nel punto di lesione. La lesione è stabile e la prognosi è positiva:
•nel secondo stadio si inizia a distinguere il frammento, ma nonostante ciò la lesione rimane stabile e la prognosi è buona;
•nel terzo stadio il frammento è quasi del tutto staccato, la lesione è instabile e la prognosi non è favorevole;
•nel quarto stadio il frammento osteocartilagineo è del tutto staccato e vaga nell’articolazione. La prognosi, anche in questo caso, non è favorevole.
SINTOMI
I sintomi dell’osteocondrite giovanile evolvono e si aggravano molto lentamente. Tra i sintomi principali emergono:
•dolore localizzato sull’articolazione colpita; •gonfiore;
•indolenzimento localizzato;
•idrartro, ovvero versamento articolare;
•blocco articolare, nelle forme avanzate e complicate.
Inizialmente il dolore è di scarsa intensità e di durata intermittente con una limitazione funzionale relativa articolare; anatomicamente, il sopraggiungere di questi sintomi coincide con l’inizio della frammentazione della parte terminale dell’osso, iniziando quindi il processo di creazione dei futuri frammenti ossei.
Il peggioramento dei sintomi richiede mesi, se non anni; in questo periodo, se non scoperti in tempo, i frammenti osteocartilaginei diventano dei veri e propri corpi liberi all’interno dell’articolazione; è questo il momento in cui il dolore inizia a essere persistente e intenso e le funzioni articolari sempre più limitate. In questo caso è necessario il trattamento chirurgico.
DIAGNOSI
La diagnosi, per poter intervenire in modo non invasivo sull’osteocondrosi giovanile ed evitare l’aggravamento delle lesioni ossee, deve essere precoce.
Il primo esame diagnostico è l’analisi della mobilità articolare, test nel quale si valuta
l’angolo di estensione di un’articolazione; nel caso in cui l’angolo risulta ridotto rispetto al normale, si può sospettare di osteocondrosi.
Altro esame fondamentale è la risonanza magnetica, poiché permette di mostrare lo stadio di gravità dell’osteocondrosi, elemento fondamentale per pianificare una terapia efficace.
Inoltre, per una diagnosi maggiormente accurata, sotto indicazione del medico, è possibile sottoporsi a:
•radiografia;
•ultrasonometria ossea; •tomografia assiale computerizzata.
In base ai risultati si andrà a stilare un percorso di fisioterapia mirato.
CAUSE
Ancora oggi l’eziologia è ancora oggetto di studio.
Si ritiene, però, che alla base delle osteocondriti giovanili ci sia un processo di necrosi,
ovvero di morte dei tessuti, il quale causa inizialmente l’indebolimento dell’osso e in seguito la frammentazione dello stesso.
TRATTAMENTO
Il trattamento delle osteocondriti giovanili può essere di tre tipi: •conservativo;
•chirurgico;
•farmacologico.
Il trattamento conservativo è perseguibile quando non sono coinvolte le articolazioni; in questo caso basta la sola protezione dell’area e la messa in atto di comportamenti corretti, come il tenere a riposo la parte colpita, prestando un’attenzione particolare alla pratica dell’attività sportiva, pratica che deve essere sospesa nel caso di sport in cui è previsto il contatto fisico.
Questa terapia, quindi, consiste nel:
•riposo da attività intensa fisica o lavorativa per 6-8 settimane;
•fisioterapia;
•immobilizzazione con gesso assieme all’utilizzo di stampelle specifiche;
•assunzione di integratori a base di calcio o multivitaminici per favorire il processo di riossificazione.
Consigliato è l’uso di tutori per prevenire la comparsa di deformità secondarie e ridurre lo stress meccanico a carico dell’articolazione, o parte osteocartilaginea, colpita.
Si interviene chirurgicamente in artroscopia, invece, quando il trattamento conservativo non risulta efficace o quando lo stadio della malattia è talmente avanzato da essere disabilitante per il paziente; ci troviamo, in questo caso, nelle fasi tre e quattro della malattia.
Lo scopo della chirurgia è quello di:
•recuperare il frammento, nel caso in cui non si fosse ancora del tutto staccato, terza fase;
•eliminare i frammenti ormai distaccati dall’osso, quarta fase.
Infine, c’è il trattamento farmacologico, assieme a crioterapie, il quale non risolve il problema, ma è utile per alleviare alcuni sintomi quali il dolore.
Qualunque sia la cura seguita, è importante non sottovalutarla poiché, una guarigione parziale, porta alla comparsa di disturbi cronici o alla ridotta funzionalità dell’articolazione.
Generalmente, lo scopo principale di qualsiasi trattamento è quello di ridurre i sintomi dell’osteocondrite e la loro durata, quindi eliminare il dolore e consentire i movimenti articolari naturali per il maggior tempo possibile.
Inoltre, la terapia mira a:
•proteggere l’area colpita da ulteriori traumi;
•prevenire la comparsa di deformità secondarie;
•promuovere la riossificazione;
•ridurre lo stress meccanico dell’osso durante il processo di riossificazione; •rimuovere i frammenti staccatisi dall’osso e diventati ormai corpi mobili; •compensare le deformità ossee riparate.
Le forme di osteocondrosi dell’età giovanile, però, tendono a risolversi spontaneamente e la prognosi, pertanto, è buona.
PREVENZIONE
Prevenire l’osteocondrosi giovanile non è possibile poiché la natura della patologia è dovuta ad alterazioni necrotico-degenerative, e non traumatica o infettiva.
È possibile, però, intervenire per tempo sulla patologia la fine di evitare il peggiorare della situazione; una diagnosi precoce, inoltre, permette di intervenire con il trattamento conservativo e di favorire una migliore e più rapida guarigione.
Alla comparsa dei primi sintomi, pertanto, ci si deve rivolgere a uno specialista, in modo di agire per tempo sul problema.
A CHI RIVOLGERSI
Quando il bambino o l’adolescente, in assenza di traumi, lamentano i sintomi tipici dell’osteocondrite giovanile, è bene consultare immediatamente il pediatra o il proprio ortopedico per un consulto e un primo esame diagnostico, fondamentale per una
corretta diagnosi.
Il medico, inoltre, dopo accurata visita, potrà richiedere degli esami più approfonditi quali lastre, risonanza magnetica o TAC, per confermare la diagnosi o determinare lo stadio della malattia.
In base ai risultati del test si andrà a decidere il tipo di terapia da seguire, se conservativa o chirurgica.